Archiviata anche l’edizione 2012 del “Veteran’s Motocross des Nations”, la gara per moto d’epoca più importante d’Europa. Al via, insieme a tante vecchie glorie del MX, anche una squadra di piloti italiani. A Farleigh Castle ogni anno, per un weekend, si ferma il tempo. Lo storico tracciato inglese, su cui nei decenni passati hanno incrociato le ruote i piloti più importanti del mondo, è infatti teatro del Veteran’s Motocross des Nations, la gara per moto d’epoca che nel giro di pochissime edizioni (la prima risale al 2009) si è già affermata come la più importante d’Europa. |
Lo schema della manifestazione è semplice: far rivivere la vecchia pista di Farleigh, con il suo disegno originale, e disputarci gare a raffica per un intero weekend. Possono partecipare tutti i piloti possessori di moto antecedenti al 1989, suddivisi per categoria in base alla tipologia e l’età della moto; a questa serie di gare individuali, strutturate in 8 categorie con un massimo di 60 partenti l’una, si aggiunge la prova a squadre vera e propria del MXdN: team nazionali con un massimo di quattro piloti impegnati in due diverse categorie, Evo e Twin Shock.
Ogni pilota ha avuto la possibilità di disputare quattro manche, due al sabato e due alla domenica, su una pista che è stata definita da tutti molto bella e impegnativa ed in mezzo ad autentici mostri sacri del motocross. Nomi come Jeff Ward, Chuck Sun, Ron Lechien, Ryan Hughes, Mike Bell, Johan Boonen, Werner DeWit, Patrick Caps, Gordon Crockard e tanti altri hanno impreziosito il parterre di un evento che, un’edizione dopo l’altra, diventa sempre più ricco e che quest’anno ha toccato la soglia dei 600 piloti al via.
Tra i partenti quest’anno si è registrata anche la presenza di una corposa ed appassionata pattuglia italiana, con ben 17 piloti iscritti. I nostri alfieri si sono trovati inizialmente spiazzati dallo spirito ultra-competitivo della manifestazione, con piloti velocissimi e determinatissimi in lotta per ogni posizione, e hanno faticato a trovare il feeling con un tracciato reso molto insidioso e scavato dalla costante irrigazione degli organizzatori, con tratti fangosi, buche secche e canali che hanno messo a dura prova braccia e sospensioni. Tuttavia sono riusciti a farsi notare per la grande valenza storica delle moto esibite (tutte rigorosamente d’epoca, senza parti speciali moderne), per la simpatia della hospitality allestita dall’organizzatore della trasferta Stefano Pecora e, alla fine della fiera, anche per le buone prestazioni ottenute.
I migliori azzurri al traguardo sono stati Alessandro Orbati, settimo nella Over 40 Twinshock con la sua Villa 410 del 1979, Wilson Vagnini, sesto nella Over 50 Twinshock con una Maico 490 del 1981, e Massimo Trollo, undicesimo nella 125 Pre-1983 in sella ad una Cagiva del 1981. Più sfortunata, invece, la prova della nostra squadra al via del Nazioni: Gherardo Gasso, Nicola Paoletti e Cristiano Bonacina, impegnati nel MXdN Evo, hanno pagato il ritiro per infortunio di Paoletti nella prima manche e non sono riusciti ad andare oltre il tredicesimo posto finale su 15 team. Per gli altri italiani che hanno preso il via a Farleigh Castle sono arrivati i seguenti risultati: Stefano Pecora (Over 50 Twinshock con una Villa 360 del 1976, la moto più vecchia della categoria ad aver tagliato il traguardo) 42esimo, Pietro Mistrorigo (Over 50 Twinshock) ritirato per rottura del motore, Luca Zani (Under 40 Twinshock) 41esimo, Roberto Marchesini (Pre-83 125) 51esimo, Giancarlo Cervato (Pre-83 125) 43esimo, Giorgio Orbati (Over 50 Twinshock) 28esimo, Roberto Corti (Pre-83 125) 45esimo, Gianluca Gallingani (Pre-83 125) 17esimo, Stefano Falappa (Evo 500) 45esimo, Boris Minoretti (Evo 500) 40esimo, Stefano Braga (Evo 500) ritirato per infortunio.
Stefano Pecora: “Organizzare questa trasferta è stato sicuramente un grosso impegno, ma sapevo che ne sarebbe valsa la pena e sono felice che, alla fine, tutto sia andato per il meglio. Un grande grazie per questo va anche a Pietro Mistrorigo, che ha messo a disposizione i suoi mezzi per il trasporto dei materiali. Gli organizzatori ci hanno definito il gruppo più simpatico di tutto il paddock e devo dire che è un bel riconoscimento, se si pensa che eravamo in oltre 600… A livello di risultati non abbiamo fatto stravedere, ma, incredibile a dirsi vista l’età media del nostro gruppo, abbiamo pagato l’inesperienza: io e Corti, ad esempio, avevamo le sospensioni scoppiate già dal sabato per via delle buche che c’erano, mentre gli altri hanno sofferto un’aggressività degli avversari che non c’è nelle gare che corriamo in Italia. Siamo comunque riusciti a difenderci dignitosamente e sono sicuro che l’anno prossimo, se si riuscirà ad organizzare una nuova spedizione, ci presenteremo più preparati.”
Massimo Trollo: “Tra noi italiani si è creato un bel gruppo, ci siamo trovati molto bene insieme e siamo tornati a casa tutti soddisfatti per l’esperienza che abbiamo vissuto. Personalmente parlando, non mi aspettavo una simile grinta da parte dei piloti in pista; in Italia non siamo abituati al contatto fisico, lo spirito competitivo non è così alto e ci ho messo due manche per reagire alle sportellate che prendevo. Sono comunque contento di com’è andata e sabato mi sono pure tolto la soddisfazione di partire in testa in una manche!”
Stefano Falappa: “Un’esperienza che ricorderò per tutta la vita. È stata una goduria non solo correre a Farleigh Castle, ma anche trovarsi in pista insieme a delle vere leggende del nostro sport, che ancora oggi girano il gas a due mani! La pista era bellissima e, per un comune amatore abituato ai terreni italiani come me, anche molto impegnativa: buche ovunque, tanto fango e dopo due giri ero già cotto, anche perché non correvo una gara da quattro anni ed ero chiaramente fuori forma. Mi ha stupito anche il livello della competizione: prima del via vedevo tanti signori con un fisico non proprio da atleti e avevo pensato che per la maggioranza dei concorrenti sarebbe stata più una passerella che una gara. Invece avevano tutti moto preparate a puntino e nei primi giri delle prove, mentre io guidavo piano per capire la pista ed il terreno, loro mi passavano da tutte le parti! È stata una soddisfazione anche solo qualificarsi nei 40 che accedevano al cancelletto.”
Alessandro Castellani